Alcuni anni fa lavoravo per un gruppo bancario italiano e partecipai a un corso di formazione sulla gestione del tempo e sulla comunicazione in ambito aziendale.
A un certo punto del corso ci proposero un test sull’attenzione e distribuirono a tutti un foglio con queste istruzioni:
Hai 5 minuti per completare il seguente test:
- Prima di fare qualsiasi cosa leggi attentamente tutti i punti di questo test
- Scrivi il tuo nome nell’angolo a destra in alto del foglio
- Cerchia la parola “nome” del punto 2
- Disegna 5 piccoli quadratini nell’angolo a sinistra in alto del foglio
Seguivano altre istruzioni numerate di vario tipo come calcoli da eseguire o frasi da pronunciare ad alta voce fino agli ultimi due punti:
22. Pronuncia a voce alta: “Ho quasi terminato e ho eseguito tutte le istruzioni”.
23. Ora che hai terminato di leggere con attenzione tutti i punti di questo test compila solamente l’istruzione numero 2. Resta in silenzio, evitando di fare capire agli altri che hai terminato l’esercizio.
Guardo il foglio e penso “23 punti in così pochi minuti, devo andare come un razzo e non sbagliare nulla visto che è un test sull’attenzione!”
Dopo un paio di minuti che eseguo come un ossesso le azioni (prive di senso) dei vari punti, noto che la collega al mio fianco ha smesso di scrivere e rimane a testa bassa sul suo foglio.
Penso: “È stata maledettamente veloce a finire così in fretta!”. Svolgo ancora un paio di punti e arrivo a metà del test. Alzo lo sguardo e vedo che un po’ di persone non stanno facendo nulla.
La collega al mio fianco sorride e capisco che mi sta sfuggendo qualcosa di importante.
Rileggo bene il punto 1, scorro fino al punto 23 e finalmente capisco. Ci sono cascato come un pollo, bisognava solamente scrivere il proprio nome e poi fermarsi. Che figuraccia!
A quel punto scherzo con la collega su quanto sono stato stolto (anche se usai una parola diversa), poso la penna e mi fermo.
Alla fine del test discutiamo dell’importanza di prestare attenzione ai dettagli e di come questa diminuisce quando siamo di fretta.
Durante il dibattito tuttavia mi sorge un dubbio sulle istruzioni del test.
Il punto 1 diceva solamente di leggere gli altri punti, non di eseguirli e durante questa lettura abbiamo dato per scontato che le varie azioni dei punti 2, 3, 4,… non andavano svolte. Perché allora arrivati al punto 23 bisognerebbe eseguirlo e fermarsi?
Il comportamento più razionale mi sembrava adesso quello di svolgere il punto 1 leggendo tutto (ma senza eseguire le istruzioni lette) per poi passare al punto 2 e proseguire nella successione.
Espongo il mio dubbio alla docente del corso la quale rimane un po’ perplessa dal ragionamento e lo rifiuta categoricamente: prima ti dice di leggere tutto, poi c’è scritto di fermarsi per cui bisognava fermarsi. Mi sembra che anche i colleghi non siano convinti per cui non insisto, non voglio fare la figura dello svitato (non anche questa volta!).
Sono passati un po’ di anni ma ho ancora questo dubbio: come andava eseguito il test? Bisognava annullare tutte le istruzioni ed eseguire solo il punto 2 come viene ordinato nel punto 23 o bisognava eseguire tutte le istruzioni perché il punto 23 in prima istanza era solo da leggere e non da eseguire?
Se immaginiamo di tradurre il test in una sequenza di azioni da far elaborare a un computer potrebbe diventare qualcosa del genere:
Esegui in ordine le azioni contenute in ciascun elemento del seguente elenco numerato
- Leggi tutto questo elenco numerato.
- Scrivi il tuo nome nell’angolo in alto a destra del monitor.
… - Usa il sintetizzatore vocale per pronunciare la frase “Ho quasi terminato e ho eseguito tutte le istruzioni.”.
- Esegui l’istruzione numero 2 e fermati.
Senza dubbio un computer per svolgere il punto 1 leggerebbe gli altri punti senza eseguire le azioni e passerebbe poi al punto 2, 3 e così via. Arrivato al punto 23 eseguirebbe il punto 2 (per la seconda volta!) e poi si fermerebbe.
Si potrebbe obbiettare che il punto 23 non sia stato tradotto in modo corretto rispetto al test ma tutto il resto delle informazioni erano superflue e indirizzate a un ascoltatore umano.
“Ora che hai finito di leggere con attenzione tutti i punti” non è un’istruzione. Tra l’altro si tratta di una affermazione falsa perché fa parte dell’ultimo punto per cui la lettura dei punti non è affatto terminata!
Quando leggiamo un testo o in generale quando comunichiamo tra di noi siamo abituati a interpretare e a completare le informazioni mancanti estrapolandole dal contesto nel quale avviene la comunicazione.
Per questo motivo a volte abbiamo delle difficoltà ad immedesimarci in un automa che deve semplicemente eseguire delle istruzioni. Il comportamento dell’automa dovrebbe essere più semplice da prevedere, eppure, a causa dei significati che tendiamo ad aggiungere alle istruzioni, non è quello che ci viene più naturale.
Se a un robot diciamo “Leggi questo biglietto” e sul biglietto c’è scritto “Fai un salto”, il robot leggerà solamente il biglietto o eseguirà anche l’istruzione che è scritta sul biglietto?
Dipende da come è stato programmato e da quanto “umano” è il suo modo di interpretare gli stimoli esterni. Potrebbe anche essere programmato per chiedere: “Devo eseguire le istruzioni scritte nel biglietto?”.
Il diffondersi degli assistenti vocali sta rendendo questi temi sempre più attuali e la loro importanza continuerà ad aumentare nel futuro mano a mano che, grazie ai modelli di intelligenza artificiale, l’interazione uomo-macchina sarà svolta con un linguaggio sempre più simile a quello che usiamo tra esseri umani.