Albert Einstein non è solamente uno dei più grandi scienziati della storia, è diventato una vera e propria icona che nel nostro immaginario rappresenta l’ideale stesso dello scienziato.
Attorno alla sua figura sono nate alcune leggende che prendono spunto da episodi della sua vita, ma che li raccontano in modo molto distorto.
Einstein bocciato
Questa è senza dubbio la leggenda più diffusa e per questo la più difficile da estirpare. A volte viene detto che fu bocciato, altre volte che andava male in matematica.
Questa storia viene spesso usata per dimostrare che il sistema scolastico non funziona o che chi va male a scuola può sempre rivelare le sue doti in futuro.
La realtà è ben diversa. Einstein mostrò fin da piccolo una propensione per la matematica. All’età di 12 anni cominciò a studiare da autodidatta analisi matematica e a 14 anni era ormai molto bravo nel calcolo differenziale e integrale.
I suoi risultati scolastici erano così eccellenti che a 16 anni cercò di essere ammesso al Politecnico di Zurigo con un anno di anticipo. Pur avendo ottenuti voti molto alti in matematica e fisica non fu ammesso a causa dei risultati nelle altre materie, in particolare francese.
Questo è l’avvenimento da cui nasce il mito riguardo alla sua bocciatura: provò ad entrare all’università in anticipo e non riuscì a causa della sua preparazione incompleta nelle materie umanistiche.
A questo punto Albert frequentò un ulteriore anno di liceo e l’anno successivo venne ammesso al politecnico.
Einstein ha inventato la bomba atomica e poi si è pentito
Nel 1939 alcuni fisici ungheresi rifugiati negli Stati Uniti si attivarono per cercare di convincere gli USA a sviluppare la bomba atomica prima che lo facessero i nazisti.
Due di loro, Leo Szilard ed Eugene Wigner, fecero visita ad Einstein e gli spiegarono come, le nuove scoperte scientifiche, potevano permettere la costruzione di bombe di un nuovo tipo, estremamente distruttive.
Einstein fino a quel momento era ignaro di questa possibilità per cui l’idea che abbia “inventato” la bomba atomica è completamente infondata.
A seguito di queste iniziative, sempre nel ’39, Einstein firmò, assieme ad altri scienziati, una lettera per il presidente Roosevelt, sottolineando la loro preoccupazione e mettendo in guardia il presidente sul pericolo che Hitler riuscisse a costruire questi ordigni per primo.
Molti di questi scienziati, come lo stesso Einstein, erano fuggiti dall’Europa a causa della guerra e avevano vissuto sulla loro pelle la discriminazione e le violenze del regime nazista.
Roosevelt istituì inizialmente una commissione per stabilire se era possibile costruire tali bombe, ma con finanziamenti molto limitati. Solo nel 1941, dopo il loro ingresso in guerra, gli Stati Uniti investirono moltissime risorse nel Progetto Manhattan, dedicato allo sviluppo della bomba atomica.
A causa delle sue idee pacifiste e progressiste, Einstein non fu coinvolto in questo progetto al quale lavorarono numerosi scienziati di fama mondiale. L’enorme progetto durò 4 anni, costò l’equivalente di 24 miliardi di dollari attuali e coinvolse nel suo momento di maggiore sviluppo fino a 130 000 persone (vedi Wikipedia: Progetto Manhattan).
Più avanti negli anni Einstein si pentì di aver firmato quella lettera del 1939 e questo fatto ha portato alla creazione del mito.
Possiamo allora affermare che Einstein ebbe un ruolo nel fare pressione sul presidente in modo che gli Stati Uniti sviluppassero la bomba prima della Germania, ma di certo non la inventò, né partecipò alla sua progettazione.
Einstein ateo, Einstein credente
A seconda della convenienza di chi scrive Einstein è stato rappresentato come una persona atea o, al contrario, come una persona religiosa.
Einstein non era ateo, ma non credeva nemmeno nel Dio personale delle religioni. Come disse più volte, credeva nel Dio di Spinoza, un’entità che si rivela nelle leggi che regolano l’universo, ma che non si occupa delle faccende degli uomini.
Di seguito riporto due citazioni significative su questo tema, nella prima emerge il suo lato più “religioso” (inteso nel significato che lui dava a questo termine), mentre nella seconda egli afferma il suo non credere nel Dio delle religioni e in una vita dopo la morte.
La mia religiosità consiste in una umile ammirazione dello Spirito infinitamente superiore che si rivela in quel poco che noi, con la nostra ragione debole ed effimera, possiamo capire della realtà.
Da “Pensieri di un uomo curioso”
Non posso concepire un Dio che premia e punisce le sue creature, o che possiede una volontà del tipo che noi riconosciamo in noi stessi. Un individuo che sopravvivesse alla propria morte fisica è totalmente lontano dalla mia comprensione, né vorrei che fosse altrimenti; tali nozioni valgono per le paure o per l’assurdo egoismo di anime deboli.
Da “Pensieri di un uomo curioso”
Queste sue posizioni non convenzionali hanno permesso, a chi voleva sfruttare la sua immagine per convincere altri, di descrivere Einstein come una persona credente o, all’opposto, un ateo.
Citazioni e storielle erroneamente attribuite
Qui entriamo in un campo potenzialmente molto vasto. Ci sono numerose citazioni erroneamente attribuite ad Albert Einstein. Vediamo le più diffuse e scopriamo in che periodo sono nate (tenendo presente che Einstein morì nel 1955).
Chiunque è un genio. Ma se giudichi un pesce dalla sua abilità nell’arrampicarsi su un albero, vivrà tutta la vita credendo di essere stupido.
Quante volte ho sentito questa citazione durante corsi, presentazioni o sui social. L’ultima volta mi è successo un mese fa durante un corso di formazione per insegnanti! Capiamoci, il messaggio è giusto, ci sono diverse forme di intelligenza, non una sola. Ognuno di noi è più portato a sviluppare certi tipi di abilità piuttosto che altre. Tuttavia, non ci sono prove che Einstein disse o scrisse questa frase, le cui prime tracce risalgono solamente al 2004 (vedi questo articolo su quoteinvestigator.com).
Follia è ripetere sempre le stesse azioni più volte e sperare di ottenere risultati diversi.
La frase viene attribuita a volte anche a Benjamin Franklin, Mark Twain, Confucio. La frase compare per la prima volta nel 1981 quando fu pubblicata nel libro “Alcolisti anonimi” utilizzato negli omonimi gruppi di sostegno (vedi Wikipedia: Narcotics Anonymous).
Se le api scomparissero dalla faccia della terra, agli uomini non rimarrebbero più di quattro anni di vita. Niente api, niente impollinazione, niente uomini.
Pare che questa falsa attribuzione sia nata nel 1994 a partire da una protesta degli allevatori di api (vedi questo articolo su www.snopes.com).
La storiella degli stuzzicadenti.
Da un po’ di tempo circola sui social una storia di come Einstein avrebbe sfidato dei colleghi che non credevano alle sue teorie a costruire quattro triangoli con sei stuzzicadenti.
Dopo aver composto la figura di un tetraedro con gli stuzzicadenti avrebbe detto: “Se non sapete usare la terza dimensione, che sperimentate tutti i giorni, come sperate di capire la quarta?”.
L’indovinello è anche carino ma l’aneddoto è completamente inventato. Einstein era rispettato dai suoi colleghi e non avrebbe comunque reagito in questo modo altezzoso nei loro confronti.
Ci sono un paio di elementi che fanno capire che sia una storia inventata:
- i comportamenti stereotipati che vengono attribuiti agli scienziati (non abbastanza aperti di mente) e allo stesso Einstein (genio incompreso);
- la mancanza di qualsiasi riferimento su quando e dove sarebbe avvenuto questo episodio.
Riflessioni finali
Sono un insegnante e mi è capitato più volte di sentir raccontare questi falsi miti su Einstein durante i corsi che ho frequentato. A volte non ho detto nulla per non mettere in cattiva luce il relatore del corso e per non passare per il guastafeste o contestatore di turno. Trattenersi è però ogni volta più difficile!
In una occasione (un corso on-line per aspiranti docenti) ho, in modo pacato, cercato di far capire che no, Einstein non andava male in matematica.
Il relatore reagì stizzito dicendo: “Be’, ma è lo stesso, era solo per fare un esempio”.
Mi cascano le braccia (per non dire altro).
C’è un principio importante da rispettare quando si insegna qualcosa: avere l’obiettivo di far capire o spiegare un qualche concetto non ci autorizza a raccontare cose false. Anche se il messaggio finale della bugia è positivo, anche se funziona, nel rispetto del nostro interlocutore dobbiamo cercare di resistere a questa tentazione.
Che esempio diamo se mostriamo di essere disposti a mentire per la nostra causa o quanto meno di non esserci documentati?
Nel mondo attuale non sono solamente i libri e i giornali a diffondere informazioni e notizie, ma tutti noi. Di conseguenza è importante capire che ciascuno è responsabile di quello che afferma.
Abbiamo gli strumenti per controllare rapidamente se certi fatti sono veri o falsi.
Usiamoli.
Pingback: La sezione aurea, tra matematica e leggende metropolitane - Il Blog di Enrico Degiuli